Decanato San Siro - Sempione - Vercellina | Parrocchia Beata Vergine Addolorata in San Siro (MI)

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Vangelo di domenica 24 MARZO 2013 ed audio Omelia Don Donato

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ANNO C DOMENICA DELLE PALME - VANGELO

VANGELO

Gv 12, 12-16

L’ingresso di Gesù in Gerusalemme-

Lettura del Vangelo secondo Giovanni.

 

In quel tempo. 12La grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, 13prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!». 14Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: 15Non temere, figlia di Sion!

Ecco il tuo re viene, seduto sopra un puledro d’asina16I suoi discepoli al momento non compresero queste cose; ma quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che di lui erano state scritte queste cose e che a lui essi le avevano fatte.

 

AUDIO VANGELO

 

 

AUDIO OMELIA

 

 

TESTO OMELIA

 

SEGNALIAMO CHE CON INTERNET EXPLORER CI SONO PROBLEMI PER SENTIRE L'AUDIO, MENTRE CON ALTRI BROWSER FUNZIONA TUTTO REGOLARMENTE.

 

DOMENICA DELLE PALME

Omelia di don Donato

 

Questa messa introduce la settimana che seguirà, la settimana più importante dell’anno: la Settimana Santa.

Vista la sua importanza siamo chiamati di essere sempre present alle sue celebrazioni:

  • il giovedì: la Messa in Coena Domini
  • il venerdì la celebrazione della passione alle ore 15 e  la Via Crucis della sera
  • il sabato:la Veglia Pasquale alla sera

Sono questi momenti forti per vivere il mistero che caratterizza la nostra fede, il nostro essere cristiani.

L'immagine che introduce nella Settimana Santa è Gesù che entra in Gerusalemme e viene acclamato. Non si sa da quante persone e perché, ma viene acclamato.

Il Vangelo dice che la gente prende dei rami di palme e altri arbusti e acclamava.

Probabilmente era un rito che già esisteva: Gesù entra in Gerusalemme in un contesto liturgico già presente a quel tempo. Ma è interessante che Gesù, quell’anno, non vuole mancare a quel gesto di tutti.

Egli "si inserisce" in quella festa, nella quale tutti, con mazzi di rami vari, chiamati “lulav”, acclamavano al Messia: è probabile che quell'osanna che scandiva la folla non fosse rivolta direttamente a Gesù. Tutti acclamavano semplicemente al Messia, ma è probabile che i suoi discepoli, vedendo il proprio maestro entrare in Gerusalemme su un’asina cantino quell'osanna non semplicemente "al" Massia ma a "quel messia che è Gesù".

Vista quella acclamazione domandiamoci allora: perché acclamare? Qual è il senso dell'acclamare?

Quando hanno eletto il nuovo Papa, Francesco, tutti abbiamo “acclamato” - ossia “esultato” – anche se poi le reazioni sono state diverse: la stragrande maggioranza ha reagito con entusiasmo, altri con dubbi e perplessità. Questo per sottolineare che ci sono anche discordanze dentro ad un comune acclamare.

Ma non si acclama solo in ambito religioso (ad esempio per l’elezione di un nuovo Papa), la vita ci presenta tanti motivi per acclamare. Pensiamo ad esempio al calcio, quando la squadra del cuore fa goal.

Perché questa gioia, perché esultare per un goal? È stano ma scatta una gioia quasi irrefrenabile. Ma perché? Viene spontaneo dire: cosa ci guadagno io se la mia squadra fa goal?

Cosa sta dietro, a questa voglia popolare di acclamare, di lodare, di esultare?

Che rapporto c’è tra quel gesto (quel venire di quel Messia seduto su un’asina) e l’elezione di quel Papa nuovo che viene da lontano, oppure quel goal che viene segnato (potremmo aggiungere moltissimi altri esempi)?

Che ricadute ha e che rilievi ha sulla mia vita? Sì perché l’acclamare ha sempre una ricaduta sulle nostre vite; quando, al contrario, l’evento mi lascia indifferente l'acclamazione non scatta.

L’indifferenza fa parte anch'essa della dinamica delle relazioni come la gioia, il dolore, e, appunto, l'indifferenza.

Dunque Gesù viene acclamato, e acclamato in modi diversi: anche noi oggi, lo abbiamo acclamato con i nostri ulivi alzati per la Benedizione e al Canto del Santo che è il canto che richiama l’Osanna.

Ma perché oggi l'abbiamo fatto?

Perché ha un senso, oppure è l’acclamazione di un 'istante che si perde poi durante l’anno?

Come vorrei che l’acclamare di oggi sia il segno di un acclamare molto più grande, molto più costante; un acclamare che implica la fedeltà in quel Dio che oggi si manifesta!

Ci può essere dunque l’acclamazione di gioia, ma ci può essere anche l’indifferenza che manifestiamo tutto l’anno, visto che oggi siamo presenti in tanti ma domani ritorna la nostra indifferenza per la fede; e ci può essere anche l’ostilità: quando siamo di fronte ad un nostro avversario che viene acclamato, diventa spontaneo reagire con ostilità. Tutti questi atteggiamenti contrastanti sono quelli che noi abbiamo oggi di fronte a questo Messia acclamato, che viene cavalcando un’asina.

Si può acclamare però per motivi sbagliati. Quanti personaggi storici negativi sono stati acclamati!

Motivi e persone sbagliate!

Domandiamoci anche: cosa mi aspetto da questo Messia che cavalca un’asina?

Ho delle attese su di lui? Perchéè facile rimanere delusi se lui non risponde a queste nostre attese!

Com’è facile rimanere delusi della Chiesa… tanti lo dicono.

Com’è facile rimanere delusi da Dio: mi aspetto che faccia guarire e che sistemi le cose e invece si realizza il contrario.

Abbiamo la tentazione di aspettarci qualcosa di sbagliato da Dio: è già capitato ai discepoli di Emmaus come sentiremo a Pasqua. Quei due, delusi, si aspettavano cose grandi da questo Messia-Re che cavalcava un’asina…invece è morto: speravamo…speravamo…ci ha deluso anche Dio… ci ha deluso anche lui…E qui si capisce come l’acclamare, certe volte, rischia di aprire la delusione.

Le domande, allora, si fanno pressanti: ma questo che viene, chi e’? E’ un re? Perché tutti lo acclamano come tale. Ma quale tipo di re?

Nel Venerdì Santo andremo a scoprire che tipo di re è. Sarà scritto sulla sua testa: INRI (Jesus Nazarenus Rex Judeorum, Gesù Nazareno Re dei Giudei).

Sulla sua croce sta scritto che lui è un re. Ha anche una corona quel re.

È quello stesso re che, umile, cavalcava un’asina e che è stato acclamato.

È quello stesso re di cui la folla dirà: ha detto di essere il re, scenda dalla croce, e noi gli crederemo.

Si, è un re, lo si acclama come re, ma guarda che tipo di re è: è un re perché è sulla croce.

Dobbiamo collegare la Domenica della Palme con il Venerdì Santo, mentre noi, in genere, tendiamo a staccarle.

Oggi,domenica della Palme, siamo presenti in un numero elevato, il Venerdì Santo lo saremo molto meno.

Questo ci dice anche chi è, per noi, quel re e che cosa ci aspettiamo da quel re, dal Re dei Giudei; perché viene come re e come re viene acclamato.

Bisogna anche approfondire la sua identità: è un re che non condanna, non mette in prigione o a morte; ma, al contrario, viene condannato e muore.

È un re che non combatte i suoi nemici, che non viene a dividere ma viene a farci tutti amici.

È un “nuovo re”, un uomo diverso dalla mentalità e dalle logiche umane: è un re diverso che guida un “nuovo popolo” che siamo noi.

Seguire quel re “nuovo” vuol dire diventare “nuovi" anche noi; se lui è il re nuovo (e noi oggi abbiamo un nuovo Papa che suscita speranza), ma non diventiamo un popolo nuovo, rimane solo un’eco che si perde lontano.

Tiriamo qualche conclusione: ci dice, questo re umile che cavalca un’asina, che noi uomini, di tutti i tempi, non solo del tempo di Gesù, abbiamo delle attese. Attese di vario genere che albergano nel nostro cuore.

Lui oggi ci dice, entrando in Gerusalemme: io ci sono; ma ci sono a modo mio. Sono qui non per "accogliere" le vostre attese ma per "convertirle".

Ecco qual’è il senso di questo re che viene: quello di convertire le nostre attese; ne abbiamo molte, ma alcune di queste sono sbagliate.

Il Messia aspettato è diverso da quello che abbiamo in mente. Oggi viene a convertire l’idea di Dio che, qualche volta, noi abbiamo errata.

Il Messia aspettato non raduna uomini per metterli contro, ma li raduna per abbattere muri e barriere che, invece, molte volte “in nome di Dio” noi erigiamo.

Infine, un augurio: che questa Settimana Santa, che iniziata oggi, ci aiuti a convertirci a questa novità che dura da 2000 anni ma che facciamo, e abbiamo sempre fatto, fatica a capire.

 

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