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Vangelo di domenica 10 MARZO 2013 ed audio Omelia Don Donato

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ANNO C IV DI QUARESIMA - VANGELO

VANGELO

Gv 9, 1-38b

Il cieco nato.

Lettura del Vangelo secondo Giovanni.

 

In quel tempo. 1Passando, il Signore Gesù vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Siloe» - che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Siloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21 ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!».

 

AUDIO VANGELO

 


 

AUDIO OMELIA

 

 

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IL TESTO OMELIA

 

 

10.3.2013 – Vangelo della domenica – IL CIECO NATO

Omelia di don Donato

Già domenica scorsa abbiamo riflettuto sulla fede dei Giudei che erano entrati in polemica con Gesù a proposito di Abramo; si parlava della fede, di liberta e di verità coi loro contrapposti verità- menzogna; libertà-schiavitù.

E il risultato di questa polemica è stato che “quei Giudei che avevano creduto in lui” lo vogliono uccidere: "presero le pietre per lapidarlo".

Nel brano di oggi la scena non è molto diversa: ci sono ancora dei Giudei che non credono e in contrapposizione alla loro incredulità ci viene presentata le fede di un cieco.

Osserviamo innanzitutto i personaggi che troviamo nel brano: Gesù – il cieco – la folla – i Giudei – i genitori del cieco.

Prima di tutto una sottolineatura sui genitori: non dovevano volere troppo bene al loro figlio; prova ne è che era un mendicante. Chi, avendo un cieco in famiglia, lo lascerebbe sulla strada a mendicare… Sicuramente questo cieco era un poveraccio, certamente non era ricco perché non si può pensare che se fosse stato figlio di nobili o ricchi l’avrebbero lasciato mendicare in strada.

Questi genitori poi, avevano un rapporto molto distaccato con il loro figlio come sembra comprovare il dialogo che questi hanno con i capi: "questo è nostro figlio nato cieco ma come ci veda non lo sappiamo, chiedete a lui". Dunque l’atteggiamento dei genitori è un atteggiamento di indifferenza. Se voi aveste un figlio cieco, quando riacquista la vista gli fate festa, vi dimostrate contenti… invece questi genitori rimangono indifferenti: quindi "indifferenza da una parte e …paura dall'altra". Il testo evangelico infatti dice: "perché avevano paura dei Giudei", paura di essere cacciati dalla sinagoga. Pur di mantenere il legame con la sinagoga sono pronti ad abbandonare il loro figlio. È questo l’atteggiamento dei genitori.

C'è poi l’atteggiamento della folla: è descritto all'inizio del brano, quando, dopo il miracolo, la gente si chiede: “Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina? Alcuni dicevano è lui, altri dicevano no ma è uno che gli assomiglia”.

L’atteggiamento della folla è ritmato dalla curiosità. Un atteggiamento classico, tipico di tutte le folle attirate dal folklore dove il primo interesse non è la verità del fatto ma della meraviglia e la curiosità che esso suscita; anche oggi succede questo che porta con sé questa conseguenza che non si va a fondo del fatto osservato ma si cerca di interpretarlo a modo proprio.

Ciò che ci rende attoniti è che di fronte ad un miracolo così grande ed entusiasmante la reazione non sia la "gioia" ma Indifferenza, paura e curiosità.

C'è ancora l’atteggiamento dei Giudei che  è di ostilità: di fronte ad un “presunto peccato” (il guarire in giorno di sabato) si reagisce con l’ostilità che nasce dal pregiudizio basato su una lettura fredda della legge. È questo tipico di una religione capita male (cosa piuttosto facile in tutte le epoche).

Ecco il ragionamento dei Giudei: Gesù’ non ha osservato il sabato, di sabato non si può fare niente, quindi, neanche guarire (perché guarire è un’attività e di sabato era proibita qualsiasi attività). Di conseguenza Gesù è un peccatore e quindi è “cattivo”.

Quello dei Giudei è l’atteggiamento tipico di chi non ragiona, di chi ha un’ideologia, di chi è dentro in certi schemi e tutto deve entrare nel proprio schema.

Non il Giudeo deve aprirsi agli schemi nuovi della verità e della realtà, ma l’inverso: la realtà deve entrare negli schemi del Giudeo: Gesù ha fatto il miracolo in giorno di sabato, la Legge dice che è peccato, quindi Gesù è un peccatore.

Facciamo quindi attenzione anche noi per non far diventare la nostra religione una ideologia, mentre dovrebbe essere un’apertura alla verità.

Infine c'è il cieco. Quest’uomo è disarmante nella sua semplicità: è colui che ha fatto un’esperienza bella e salvifica: era cieco ed ora ci vede!

C’è chi obbietta di tutto e di più e lui continua a ripetere il suo ritornello: "Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto di andare a lavarmi, sono andato ed ora ci vedo".

Glielo chiedono più volte fino a quando non perde la pazienza dicendo: “Ve l’ho già detto e non mi avete ascoltato. Perché volete udirlo di nuovo?”

Qui, mi immagino che l'evangelista Giovanni, mentre scrive questo testo, abbia qualche sorrisetto divertito, per questo descrive con compiacimento l'ottusità dei Giudei presi un po' in giro dal cieco, quando dice: “Volete forse anche voi diventare suoi discepoli?”. Procurando così una loro reazione forte: “Suo discepolo sei tu. Noi siamo discepoli di Mose’ ecc…” con un atteggiamento molto superbo.

Facciamo poi attenzione a questo fatto: è capitato qualcosa di straordinario e nessuno è contento!

La cosa più semplice, quando c’è un miracolo di questo genere, è dire “che bello”! Ma nessuno lo dice… nessuno si meraviglia e, al contrario, tutti fanno problemi.

Mi verrebbe da fare questa concretizzazione: Dio è venuto a salvarci e noi facciamo un sacco di problemi… invece di gioire!

Nessuno è escluso da questo atteggiamento tipico dei giudei: ci facciamo tanti problemi su Dio, su Gesù, sulla Chiesa: nessuno ha ancora capito che qui c’è in ballo un messaggio meraviglioso, di un Dio che ti allarga il cuore, che ti allarga gli orizzonti, che ti fa capire che sei nel suo amore, che la tua vita ha un senso ed ha un futuro.

Invece, ci creiamo molti problemi. Come nel brano di oggi dove tutti invece di contemplare le meraviglie di Dio fanno polemica o si lasciano coinvolgere da tante emozioni come la paura, l'indifferenza , la curiosità.

Un’ultima considerazione: è evidente che questo testo ci sta parlando di “luce”, di "aprire gli occhi"

Ma cosa vuol dire “vedere”? E che cosa vuol dire quando noi diciamo: “ho avuto un’illuminazione”?

Quante volte, nel nostro quotidiano, ci viene un idea "luminosa" che orienta tutto il nostro agire. Idea che prima non c’era ma che ora, una volta intuita, illumina. Dunque quando c'è un'illuminazione significa che si è acceso qualcosa di nuovo nella nostra vita. Si sono aperti gli occhi e da "ciechi" diventiamo vedenti.

Ma il “vedere” non si riferisce solo agli occhi fisici; come ci mostra molto bene l'evangelista Giovanni quando ci fa capire che i veri ciechi erano i Giudei. Essi osservano un fatto, che non viene e non può essere smentito, che è tangibile, eppure non sanno vedere e trovano "solo problemi".

Di fronte ad un fatto non è sufficiente vedere, bisogna interpretare.

Anche oggi quando c'è un fatto di cronaca, tutti i giornali ne parlano e ciascuno tira le sue conclusioni, anche opposte. Eppure il fatto avvenuto è uno solo ma le conclusioni sono molte.

Prendiamo ad esempio le dimissioni del Papa dove se ne sono sentite di tutti i colori ed ognuno ha visto cose diverse.

Allora siamo in grado di capire veramente che cosa significa per il vangelo il vedere: è la capacità di arrivare al cuore del problema, di arrivare alla realtà e non fermarsi alle proprie idee. (Chiaramente, se ho in mente che il Vaticano è corrotto, il fatto del Papa che si ritira mi farà pensare che quel gesto è legato a quella corruzione).

È lampante perciò che c’è una pre-lettura che sta a monte, quindi il fatto io lo leggo a partire dal mio punto di vista non per approfondire la realtà presente nel fatto.

Tiriamo le conclusioni: I Giudei sono quelli che hanno una pre-comprensione di Gesù, e leggono il suo agire a partire dalla loro idea che è un pre-giudizio che sta a monte … e tutto deve essere letto da quella logica.

Il cieco, invece, è colui che ha gli occhi aperti, colui che è guarito, colui che non è più cieco; ma è soprattutto colui che è così onesto che sa andare al cuore della verità. Sa vedere oltre il fatto e sa arrivare alla verità. Sa arrivare a Gesù Profeta, benedetto da Dio e salvatore!

Partendo dal fatto, arriva alla verità.

 

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